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Come attraversa un attore quel Limen che va dalla persona al personaggio?
Si tratta di una trasfigurazione quella che l’attore mette in gioco durante la presa del personaggio. Ma quanto arriva in profondità? E come può l’attore continuare a riconoscere il sé autentico personaggio dopo personaggio?
Serve grane mestiere, ed una condizione forte: sapere chi egli è. Perché un Limen si attraversa solo se il sé è forte, saldo, acquisito.
Quindi, che ruolo può avere oggi il gesto attoriale nel percorso di costruzione, e qualche volta, ricostruzione, della persona? Ho domandato a Corrado se la recitazione possa in qualche modo “curare”, se non proprio guarire, da un certo male esistenziale. Ci sono filoni di psicologia che ritengono il role playing forme intense ed efficaci per sublimare il dolore.
Il teatro di ieri, simbolico, liturgico, divinatorio, e quello di oggi, psicologico, sociale, valoriale, si incontrano in qualche modo?
“Ci fu” un teatro arcaico che fungeva proprio da strumento di comunicazione con le forze avverse della natura (tutti i riti religiosi, anche oggi, sono drammatizzazioni di eventi teologici ritenuti cruciali). C’è stato a seguire un teatro della polis – ma anche quello cinese o balinese – che avevano al loro centro funzioni educative del cittadino, del membro della comunità. Oggi il teatro importa le tensioni contemporanee e si fa psicoanalitico, sociale, esistenziale.
Queste solo alcune delle cose che abbiamo affrontato in conversazione con il drammaturgo, regista ed attore Corrado D’Elia, in una chiacchierata in cui l’esperto e fine uomo di cultura ha rappresentato il ruolo storico del teatro, ed insieme l’uomo ne ha esaltato i limen tanto effimeri quanto forieri di opportunità.
Buona Visione!