Musicista
In principio era la Musica.
A cinque anni ho ricevuto la mia prima chitarra – ma la chiedevo già da almeno due! – e da allora armonie e melodie si sono intrecciate con le mie esperienze.
Nel tempo sono cresciuto io, le chitarre, e la difficoltà delle performance musicali.
Una prima band a quattordici anni ha aperto un percorso in fondo mai del tutto terminato. Poi approfondimenti musicali, generi, tecniche sempre più evolute e palchi.
Tanti palchi: angusti, bui, malfamati, molto spesso. Ma poi anche blasonati, con regie di livello, in mezzo a musicisti che poi hanno volato in alto molto più di me.
Oggi la musica è come una colonna sonora che tratteggia i miei momenti cruciali. Le chitarre si sono moltiplicate, i palchi dimezzati. Le collaborazioni di oggi sono per progetti selezionati e ad alta intensità.
Ma ogni giorno incontro la vibrazione di quelle corde, come il bacio quotidiano ed intimo dato alla persona della tua vita.
E così, continuo a vibrare anche io.
Manager
Persone e Organizzazioni: ma che mondo è mai questo?
Ci fu poi una musica che cambiò il mio percorso, e che chiese di essere ascoltata con più amore e dedizione di altre: il vagito di mia figlia Chiara.
Decisi così di abbandonare i “lavoretti” naif che servivano da compensazioni economica nella mia vita di musicista squattrinato, e trovai un posto stabile in una azienda.
Continuavo a suonare, ma nel frattempo entravo in un percorso, a valle di un bivio fondamentale per me, che era di scoperta continua.
Ho lavorato nella funzione del personale per molti anni, in un’azienda che letteralmente nasceva negli anni in cui entrai a farne parte. Un laboratorio HR a cielo aperto.
Ho assistito alla implementazione da zero tutti i processi primari di quella funzione: selezione, formazione, sistemi di performance. Ma anche disegno organizzativo, job architecture, broadbanding retributivi. E poi ancora: sistemi di qualità, sicurezza, relazioni sindacali.
Un ringraziamento va ad una persona che non cito qui, ma che sa bene parlo di lei, per avermi dato accesso a questa esperienza, non senza aver dovuto gestire qualche mio eccesso di zelo giovanile, e consentendomi davvero di essere il professionista che sono oggi.
Lo ringrazio non solo per avermi coinvolto sempre, ma anche per il sostegno datomi nel riprendere gli studi – si, avevo abbandonato a diciassette anni – con i quali mi sono preso un diploma di scuola superiore all’età di ventinove anni, poi proseguiti con gli studi universitari.
Quella propulsione fu cruciale per me. Si aprì un varco nella mia mente, che anziché riempirsi progressivamente di nozioni, si allargava sempre più di domande e di ricerca.
Cosa sono le organizzazioni? Che ruolo hanno le persone, e che esperienza ne fanno? E le tecnologie sono una mera dotazione tecnica oppure si connettono ad uno strato antropologico ben più grande? E la cultura…la leadership…la motivazione?
Un turbinio che mi ha catturato e mai più lasciato andare.
E per paradosso la ricerca di risposte non fu (non è) solo esercizio di lettura, ma anche tentativo di offrire le mie risposte, proposte: nacque così il mio primo blog Metaloghi Organizzativi2.0
E poi anche un saggio intitolato: L’organizzazione e il Limen
Ma questo apre un capitolo che spiego meglio più avanti…
Libero Professionista
Proviamo a fare insieme questa cosa che ho pensato?
Ogni ciclo fa la sua curva: qualche volta molto ampia e distesa, altre più stretta ed intensa. Ma alla fine chiede fisiologicamente di fare lo sforzo di chiudere una porta per aprirne un’altra.
La nuova porta – la soglia – che ho attraversato allora è quella che dalla professione del manager HR mi ha fatto passare alla dimensione imprenditiva.
Anche in questo caso ringrazio un mentore, un maestro (facciamo tornare i maestri e abbandoniamo i Guru!), oggi un amico, che mi ha introdotto, insegnato, accompagnato in questa delicata transizione.
Il laboratorio non era quindi più un’organizzazione stabile nella quale operavo, ma ero io stesso: dovevo essere capace ora di coagulare quelle esperienze, pensieri, modelli che nel tempo avevo esperito, in un racconto denso, evocativo, ma anche fattivo.
L’ho fatto con due esperienze societarie: KairosPT e e-nable.
In tutti e due i casi quei format, approcci, sono entrati poi a fare parte di società di consulenza più grandi.
Nel frattempo, la mia personale “visione” su persone ed organizzazioni trovava modo di essere raccontata in tutti gli ambiti che la vita mi metteva a disposizione – e anche quelli che mi sono procurato col sudore della fronte eh – primi fra tutti i clienti, nella modalità sia della consulenza che della formazione (sai che ho fatto due conti e ho all’attivo circa venticinquemila ore di formazione!).
Mi sono, così, dato un brand, #socialorg, in cui convogliavo tutta la mia ricerca.
In questa fase sono arrivate in aiuto le discipline che l’umano ha costruito nel corso della propria epopea per capire meglio il viaggio che esso stesso stava compiendo: la filosofia, in primis. E poi, l’antropologia, la sociologia, la psicologia. Ma anche la fisica e le neuroscienze.
Nel frattempo, nasceva la seconda melodia più importante della mia vita: Michele.
E poi…sono tornati anche i palchi. Meno decibel e fumo, ma altrettanti stimoli, su cui ho potuto divulgare, a numeri via via sempre più grandi, quelle idee e prospettive. Sono diventato una voce ascoltata con interesse da una comunità di manager e professionisti che da allora conversa con me, sgambetta le mie aporie, e mi aiuta a continuare quel viaggio dentro le domande che ancora affollano la mia mente.
Alcuni sono diventati clienti che, sopportando i miei continui strappi, hanno sperimentato con me molte di quelle idee ed innovazioni. Con qualche fallimento vero, ma anche qualche successo che è diventato caso di scuola. Ma è più giusto dire che ogni progetto ha spesso fornito un’esperienza da cui abbiamo distillato qualche buona pratica pur essendo costretti a buttare via qualcos’altro.
In fondo il cambiamento nelle organizzazioni non è mai veramente una revolution…ma un HRevolution!
Autore
C’erano così tante parole da dire, ma alla fine sono riuscito solo a scriverle.
Ormai non è nemmeno più un lapsus. Ogni volta che mi chiedono “che cosa fai nella vita” rispondo: “scrivo”.
Ed è vero, scrivo. Che sia un power point di progetto, un report, la struttura di un workshop, un articolo, un saggio, io scrivo. Scrivo, non come se dovessi illustrare qualcosa, ma più come se volessi raccontare storie di persone, organizzazioni; piccole epopee infine.
Scrivo sempre, ogni giorno. Così come suono ogni giorno.
Nel 2016 insieme a dei colleghi ho partecipato al progetto editoriale The Human Side of Digital.
HRevolution è uscito nel 2017, ed è stato l’altro snodo della mia vita. Niente è stato più lo stesso dopo.
Poi SmartingUp nel 2018, e ancora #Learning Organization del 2021.
Ma anche più di cinquecento “pezzi” fra articoli in riviste di settore e nei blog. Ed un altro “milione” di pensieri più fluidi sui social.
La scrittura è così pervasiva che scrivo anche quando parlo…ed ho parlato tanto in questi ultimi anni, fra webinar, talk, speech, in quella rete in cui ci siamo incontrati prima, e nella quale siamo rimasti imbrigliati in questi anni di distanziamento. E per fortuna che c’era!
In tutto questo solcare pagine cerco poi un po’ stabilità ed equilibrio con la meditazione e lo yoga…che la mente ogni tanto la devi calmare se non vuoi esplodere!
Ho anche scritto un romanzo, La canzone di Fedo…e guarda un po’, il tema è la musica!
E infine scrivo poesie, per coltivare quel blue(s) che da sempre ho dentro, e che raccolgo sul sito Parole che non ho.
In fondo andando a ritroso, e rileggendo-mi, la scrittura ha tenuto insieme questo specifico progetto esistenziale che sono. Prima erano strofe e musica, poi sono stati processi e progetti, a seguire riflessioni, divulgazione, e ora saggistica ed…emozioni.
E questo progetto, LogosLab è ancora, e forse più che mai, uno scrivere, che si avvale di molte penne, voci, sguardi e prospettive.
Un progetto che ha un’intenzione – una tensione anche – molto forte: usare il pensiero per dare corpo ad un mondo del Lavoro, ma non solo, più giusto, equo, partecipato, rispettoso, sostenibile.
Per me si tratta di una seconda navigazione per come la intese Platone a suo tempo: le teorie ed i modelli sono utili e mi hanno consentito nel tempo di capire come funzionano le cose nelle organizzazioni. Ora però voglio esplorare il perché, conscio che non c’è nessun come che non sia figlio di un perché, anche quando questo è inespresso.
Per te questo posto è una piccola riserva di idee, pensieri, esperienze da cui puoi coglier spunti per te e per il tuo mondo. Ma puoi anche partecipare, con commenti, proposte, condivisioni.
C’è del lavoro da fare, ed io ti invito qui a pensare insieme come farlo!