Il Narciso ferito

Caravaggio. Narciso.

Freud amò particolarmente il mito di Narciso per la sua capacità di rappresentare simbolicamente la fragilità umana, più che il suo Ego trionfante.
In un saggio del 1917 lo riprese nuovamente per descrivere quelle che chiamò le tre ferite narcisistiche inferte all’Uomo dalla scienza moderna.
La prima fu quella operata da Copernico, che con un calcio nello stomaco da cui ancora non ci siamo ripresi, ribaltò la cosmologia umana da: uomo al centro e motore dell’universo a pulviscolo annegato in un mare nero.

Ok. Ma avevamo ancora il primato di eccellenza sulla terra: la non-specie speciale fra gli esseri viventi! E invece no!
Darwin ci ha riportato dentro (ma anche sopra) l’albero dell’evoluzione; figli del caso e della prova ed errore; creatura non creata, tutt’al più emersa.

Ok d’accordo, ma sul fatto che io sono qui, consapevole, padrone di me stesso, non ci sono dubbi!
E invece si. Freud chiarisce come “l’io non sia padrone a casa sua”, e come un (s)oggetto arcaico si aggiri nel nostro profondo sgambettandoci continuamente: Mr. Inconscio.

In tutta questa storia di de-costruzione di quel Ego trionfante, ingenuo, superstizioso, arriviamo ad oggi e alle declinazioni di centralità della persona.
Un sussulto narcisistico con il quale apriamo ogni conversazione, seminario, convegno oggi. Non c’è campagna, people strategy, tavola dei valori, che non si ispiri a questa definizione.

Ma sarà poi vero?
In mezzo a strumenti tecnologici che automatizzano azioni e (forse) pensiero, e ad obiettivi che si qualificano solo con numeri e KPI, la persona è veramente al centro?
Senza retorica?

E poi, al contrario e più in generale, è ancora sostenibile questo ammiccamento, per quanto ammorbidito da intercalari tipo “sustainability” “green” “gentle”, ad un antropocentrismo che rimette al centro il bambino dispotico, che consuma, depaupera, sporca, e poi va a colonizzare Marte?

Narciso ferito continua a specchiarsi e cadere all’infinito nel lago?

Quali manager, executive, imprenditori, consulenti, come possiamo costruire imprese veri attori sociali dove la persona è matura, responsabile, enzima di un ecosistema anziché predatore?

Che ne dite?

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