Decisione manageriale: pratica di responsabilità

 

L’angoscia è la vertigine della libertà
Søren Kierkegaard
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Decidere vuol dire “tagliar via…” (dal latino comp. di de- e caedere “tagliare”)

Quando decidiamo non procediamo solo verso la direzione che abbiamo indicato, ma contempliamo anche tutte quelle che abbiamo dovuto lasciare andare.

Decidere è pesante, angosciante, come ci ricorda Søren Kierkegaard. Ma senza decisione non siamo umani, conclude il padre dell’esistenzialismo.

Sarà per questo che nel corso dell’evoluzione delle organizzazioni la via più praticata sia stata la standardizzazione, la cristallizzazione di pratiche basate sulla ripetizione, “capace” di reiterare senza pensiero una decisione presa nel passato.

Così come forse l’istanza prevalente verso i bigdata di “pre-vedere”, accarezzi in qualche modo il sogno di non dover decidere nemmeno nel futuro.

Eppure capiamo molto bene come la riproducibilità in contesti complessi non risponda più.
E come quelle delle analisi del dato tutt’al più ci portino ancora più velocemente sul bivio che cerchiamo di allontanare.

La via non è quindi quella di abiurare alla responsabilità del decidere, ma piuttosto di abbracciarla ancora più intensamente, con la forza e la consapevolezza che essere Umani ci chiede di praticare continuamente questi tagli.

Le domande infine potrebbero essere:
Come ci si educa, forma, alla decisione consapevole?
Quali strumenti abbiamo a disposizione per praticarla pienamente?
Come possiamo stare dentro quella angoscia paralizzante e trasformarla in movimento?

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