Propongo qui un video che vorrei far precedere da pochissime parole, nella speranza invece di generare un qualche scambio fruttuoso.
Quella che vedrete è per me una metafora di come l’organizzazione possa essere, a seconda di come la si declini nella realtà, un supporto al raggiungimento degli obiettivi o un problema da gestire.
E’ il movimento che mi ha colpito come fenomeno. Nessuno direbbe oggi che l’organizzazione debba essere “ferma”, piantata. Ma è comunque difficile comprendere fino in fondo cosa voglia dire: flessibilità, resilienza, adattabilità.
In effetti è spesso molto ardita la progettazione organizzativa negli ambiti in cui questa si relaziona con l’esterno, ma il grande paradosso è che questa flessibilità e agilità viene poi “garantita” attraverso un rafforzamento centralizzato dell’interno.
Mi pare un paradosso che l’attuale paradigma di management non colga appieno, e anzi ridefinisca in modo spesso ansiogeno nei termini che ho detto sopra: mercato veloce, cliente mutevole = struttura solida, gerarchie ferree, ruoli e processi codificati al dettaglio.
La discrasia fra l’esterno e l’interno portano, a mio avviso, a costi crescenti di controllo e governo, e perdita di valore insieme all’engagement delle persone implicate.
Cosa ne dite?
6 risposte
l’importanza del pensiero laterale; se non sai, puoi; se hai tutte le risposte, questa ti mancherà
dico che hai pienamente ragione!
grande metafora…la necessità di agevolare l’alterazione (o necessaria evoluzione?) dell’equilibrio tra le componenti che costituiscono un’organizzazione. Mi viene in mente un libro che ai bei tempi di Gore: first break the rules… dove il nucleo della questione sta nel modo in cui il management agevola e supporta nuove verità (condivisione, ascolto, flessibilità – ma anche perfromance 🙂 ) e su come identificare, ingaggiare, responabilizzare, far crescere e mantenere persone di talento nella propria organizzazione. Concordo inoltre che struttura solida, gerarchie ferree, ruoli e processi codificati al dettaglio, oltre che ad essere costosisimi, ingessino le organizzazioni
concordo appieno Alessandro. Oltre al coltivazione del talento individuale io penso ad un management che ponga le condizioni per la crescita di un talento organizzativo. Molto più durevole e “sincronizzato”…;)